CRESCE LA TENSIONE ATTORNO ALL'EQUO COMPENSO DOPO CHE SULL'ARGOMENTO, dopo che è stato consegnato alla Commissione Lavoro del Senato, dove attualmente il testo è in esame, una nota degli uffici del Dipartimento alle politiche e agli affari europei, "in cui si evidenziano criticità" sul disegno di legge di legge in quanto con lo stesso verrebbero di fatto reintrodotte le tariffe minime obbligatorie, richiedendo così di sotoporlo all'esame della Commissione europea.
Un comunicato stampa congiunto di CUP e RETE DELLLE PROFESSIONI che temono uno stop al proseguimento dell'iter parlamentare osserva che "La nota del Dipartimento ritiene che il disegno di legge sull’equo compenso, su cui si sta concretizzando un’ampia convergenza politica, punti ad una surrettizia reintroduzione di tariffe minime obbligatorie, con conseguente necessità di previa notifica alla Commissione della proposta".
"L’obbligo di comunicazione alla commissione di misure del genere” prosegue il comunicato, "è previsto dalla Direttiva Bolkestein all’art. 15, co. 7 e i casi che richiedono la notifica sono indicati tassativamente; tra essi quello appunto delle “tariffe obbligatorie minime e/o massime che il prestatore deve rispettare (art. 15, par. 2, lett. g)".
Prosegue il comunicato, "vale la pena ricordare che ad oggi la giurisprudenza europea non ha mai sancito l’incompatibilità con il diritto europeo primario e/o derivato da fonti interne che stabilissero tariffe vincolanti, purché siano appunto determinate dallo Stato e applicate dal giudice come accadeva in Italia fino al 2006 (Corte giustizia UE, caso Arduino, 2001), e siano adottate, in coerenza con il principio di proporzionalità, alla luce di motivi imperativi di interesse generale, quali la protezione dei consumatori e/o la corretta amministrazione della giustizia (Corte giustizia UE caso Cipolla Macrino, 2006)".
"Tornando al disegno di legge all’esame del Parlamento, continua il comunicato di CUP e RETE - questo non prevede affatto tariffe minime obbligatorie ma, molto più semplicemente, una presunzione giuridica (quindi superabile) per cui i compensi inferiori a quelli fissati dai parametri ministeriali sono appunto iniqui. I parametri ministeriali sono, infatti, fonti statali e non atti delle professioni regolamentate, per cui è escluso che possano essere qualificati come intese restrittive della concorrenza. I parametri sono in ogni caso uno strumento diversissimo per ratio, struttura e cogenza (del tutto assente) dallo strumento tariffario, in Italia abrogato definitivamente dal Governo Monti con il Decreto legge Cresci Italia (n. 1/2012). Ne consegue che non sussiste affatto l’obbligo di previa notifica alla Commissione delle misure contenute nel ddl sull’equo compenso".
L'appuntamento per i Consigli Nazionali aderenti al Cup e alla Rete, nonchè per le rappresentanze territoriali, è fissato per il 30 novembre a Roma, dove è stata organizzata una grande manifestazione a sostegno della dignità dei Professionisti Italiani